martedì 27 luglio 2010

Che cos'è la felicità?



La felicità è il sapore delle piccole cose… dei piccoli gesti… 
è un’ amico sincero che ti accetta per quello che sei…
è una stretta di mano...un sorriso...un sostegno… facendo sentire importante...
speciale per te, la persona che incontri...e che non a caso… 
Dio ti ha fatto incontrare.

venerdì 9 luglio 2010

Una nuova identità!

Bisogna che egli cresca e che io di diminuisca..” (Giovanni 3: 30)




Crescere significa; vivere, aumentare, progredire e svilupparsi nel corso degli anni, in ogni aspetto della nostra vita, ed è l’esatto contrario del diminuire.

Per poter sviluppare e illuminare ogni aspetto, della nostra vita rendendo visibili in noi i frutti dello Spirito descritti in (Galati 5:22) la nostra natura umana deve diminuire ogni giorno di più..sino al punto di morire, completamente.

Quando abbiamo accettato Gesù nel nostro cuore, Egli è diventato il padrone assoluto della nostra vita e da quel momento in poi, lo Spirito Santo che ci è stato dato dal Padre nel nome di Gesù (Giovanni 14: 26 ) deve avere la possibilità di crescere e svilupparsi in noi, in modo costante e continuo, dirigendo i nostri pensieri, le nostre emozioni, le nostre fragilità e la nostra sensibilità, come meglio desidera e noi, dobbiamo lasciarlo libero di agire senza alcuna costrizione.

Tutto ciò che ci caratterizza come persona, deve essere usato con il solo ed unico scopo di glorificare Dio nella nostra vita.

Ma come ripeto, lo Spirito Santo può agire e crescere liberamente in noi, soltanto se la nostra carne diminuisce e muore.

In Giovanni (7: 38) è scritto: “ chi crede in me fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno..”

Questi fiumi, devono avere la possibilità di scorrere e fluire da noi in continuazione superando tutte le barrire, riempendo gli spazi vuoti e aridi del nostro orgoglio, della nostra gelosia, della nostra apatia e del nostro risentimento, diventando canali di benedizioni per gli altri!

Che il Signore ci aiuti a diminuire sempre di più, sino a far morire completamente il nostro vecchio uomo..“per essere rivestiti dell'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e santità della verità.” (Efesi 4:24)

Tutta la gloria a Dio!



venerdì 18 giugno 2010

Un 'atto d'amore

“perciò ti dico che i suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato; ma colui al quale poco è perdonato poco ama.” Luca 7: 47



In questa parabola, un fariseo di nome Simone invita Gesù a mangiare con lui, Gesù entra in casa del fariseo e si mette a tavola con Lui.

Ma mentre tutti sono a tavola,una donna,che abitava in quella città:una peccatrice,saputo che Gesù si trovava nella casa del fariseo, anche se sa di non essere gradita, entra, non si pone troppe domande,non chiede neppure il permesso di entrare, il desiderio di vedere Gesù...di conoscerlo...di stargli vicino è troppo forte!

La donna,sente che deve offrire qualcosa a Gesù,ma non una cosa qualsiasi...una cosa preziosa...la più preziosa che aveva,un'alabastro pieno di olio profumato.



Poi si avvicina a Gesù...il suo cuore è come se esplodesse dalla gioia, non sa cosa dire...cosa fare...si mette a Suoi i piedi...e comincia a piangere: sono lacrime di gioia...di pentimento...di dolore...le lacrime continuano a scendere e rigano i piedi di Gesù, prontamente, lei li asciuga con i suoi capelli e poi inizia a baciare e ribaciare i Suoi piedi.


L’amore e la riconoscenza che sente per Gesù è troppo grande!


Gesù non la manda via...non l’allontana...anzi, gli permette di starle accanto, per manifestarle tutto il suo amore, non gli sembra vero...prende l’olio che aveva preparato e comincia ad ungere amorevolmente i Suoi piedi...quale dolcezza...quale tenerezza, in quei gesti...quale abbandono, da parte della donna.

Nel frattempo il fariseo, che aveva invitato Gesù in casa sua, osserva tutta la scena e non comprende...non riesce a capire.


Non è possibile, lei era lo scarto il rifiuto della società secondo il costume di allora...e dentro di se pensa:“ se davvero Costui fosse un profeta, saprebbe che la donna che lo sta toccando, che si permette di starle così vicina è una prostituta, e certamente la manderebbe via...”

Ma Gesù, conoscendo i suoi pensieri e dimostrando al fariseo che era realmente un profeta, lo chiama per nome, e gli dice:"Simone,ho qualcosa da dirti; e Simone risponde: “Maestro, di pure..."


Gesù, come spesso faceva con i suoi discepoli gli parla sotto forma di parabola e gli dice:

“un creditore aveva due debitori;uno gli doveva cinquecento denari l’altro cinquanta, non avendo essi di che pagare egli,condonò il debito ad entrambi. Poi disse a Simone secondo te, chi di loro lo amerà di più? Simone risponde:“suppongo sia colui a cui è stato condonato di più” Gesù gli dice si è vero:“hai giudicato giustamente” poi,volgendosi verso la donna dice a Simone:“vedi questa donna? Io sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato dell’acqua per lavare i piedi, lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i capelli del suo capo. Tu non mi dai dato neppure un bacio:ma lei, da quando sono entrato non ha smesso di baciarmi i piedi. Tu non mi hai unto il capo di olio;ma lei ha unto i miei piedi di olio profumato.Perciò ti dico i suoi molti peccati, le sono perdonati perché ha molto amato; ma a colui al quale poco è perdonato, poco ama.” Luca 7: 41 a 47

Poi dice alla donna:“i tuoi peccati ti sono rimessi.”

Le persone che erano a tavola con Lui, nella loro ottusità, ancora non comprendono e dentro di se pensano:“ chi è costui che perdona anche i peccati?”

Ma Gesù, non si cura miniante di loro...dei loro pensieri...e dice alla donna: “la tua fede ti ha salvata: vai in pace!”

Questo racconto della parola di Dio, ci fa capire l’importanza della fede e dell’amore, una fede vera, forte animata da un amore passionale, intenso...consumante che si abbandona completamente e che non dubita mai dell’amore e del perdono di Dio!
Non basta servire il Signore, aprire la porta di casa nostra, imbandire la tavola con pranzi raffinati, e posate d’argento, No!


Ciò che conta realmente è aprire la porta del nostro cuore a Dio, facendo sentire anche agli altri, il calore, l’amore, l’affetto e la dolcezza di Gesù nient’altro, questo solo conta, tutto il resto è relativo.

In 1 Giovanni 4:20 è scritto: “Se uno dice: «Io amo Dio», e odia il proprio fratello, è bugiardo; chi non ama infatti il proprio fratello che vede, come può amare Dio che non vede?”

Che senso ha darsi tanto da fare, ospitare e fare un’infinità di altre cose...se il nostro cuore è arido...vuoto, incapace di amare e lontano da Dio? Rif. 1 Corinzi 13

La peccatrice aveva vissuto una vita miserabile, piena di vergogna e di peccato, ma si era pentita, aveva offerto a Dio tutto il suo cuore e il suo amore, senza alcuna riserva, e Dio ha accolto quel cuore!


L’ha perdonata, dimostrandole tutto il Suo amore.

Il fariseo al contrario, ha vissuto sicuramente una vita più corretta e irreprensibile dal punto di vista umano, ma non sapeva amare, non aveva sperimentato ancora, il perdono e l’amore di Dio nella Sua vita.

Dio non guarda alla forma, all'esteriorità, ma al contenuto e alla sostanza delle cose, Lui va oltre ciò può apparire...va diritto al cuore...e il cuore della donna era gradito a Dio.

Che il Signore ci aiuti a fare ogni cosa per amore e nell’ amore di Gesù.

Gloria a Dio!

lunedì 26 aprile 2010

La vera saggezza


“ A colui che è afflitto, l’amico dovrebbe mostrare clemenza; ma egli ha abbandonato il timore dell’Onnipotente. Ma i miei fratelli mi hanno deluso come un torrente, come l’acqua dei torrenti che svaniscono.” Giobbe 6:14,15

In alcuni particolari momenti nella nostra vita, anche noi come Giobbe, sentiamo il bisogno di essere capiti e incoraggiati con parole edificanti,ma a volte le parole che ascoltiamo, anziché essere come un balsamo..una rugiada che rigenera e consola il nostro cuore, al contrario sono parole dure, taglienti, parole di giudizio che lacerano ancora di più le nostre ferite, aumentando ulteriormente la nostra sofferenza.

Dimenticando, che la legge di Cristo si adempie, non con la critica e il giudizio pungente; ma portando i pesi gli uni degli altri.“Portate i pesi gli degli altri, e così adempirete la legge di Cristo.”(Galati 6:2)

Se le nostre parole anziché essere costruttive e benefiche, producono negli altri un'effetto negativo, forse dovremmo chiederci da cosa e da chi siamo spinti.Gli amici di Giobbe pensavano di agire come uomini saggi, spirituali, che hanno il senso delle cose di Dio, ma il loro modo di comportarsi dimostrò esattamente il contrario.

Per la loro mancata avvedutezza e il poco discernimento spirituale l’ira dell’Eterno ci accese contro di loro:" l’Eterno disse ad Elifaz di Teman:"la mia ira si è accesa contro te e contro i tuoi amici, perché non avete parlato di me rettamente,come ha fatto il mio servo Giobbe" (Giobbe 42:7)

La maturità e il discernimento spirituale sono cose che non si acquisiscono ne con l’età ne con la teologia e la conoscenza biblica, ma con un reale e profondo rapporto con Dio.Se siamo ripieni della Sua grazia, della Sua bontà, della Sua dolcezza, allora solo allora le nostre parole e i nostri consigli saranno costruttivi e avranno un senso dal punto di vista spirituale.

Andando avanti con la lettura, vediamo che solo Elihu nonostante la sua giovane età, riesce a portare Giobbe ad una seria e profonda riflessione davanti a Dio, ricordandogli:“ anche se tu dici di non vederlo, la tua causa sta davanti a lui; perciò aspettalo..Dio libera gli affitti mediante la loro afflizione e apre i loro occhi mediante la sventura” (Giobbe 35:14;36:15)

Portandolo ad esaltare tutta la bellezza e la grandezza di Dio:“Ecco, Dio è eccelso nella sua potenza;chi può insegnare come lui? Chi mai può imporgli la via da seguire e chi può dirgli:Tu hai fatto male? Ricordati di magnificare le sue opere, che gli uomini hanno cantato” 36:22-23-24

Elihù Spinto da Dio, continua a parlare finché Giobbe non si rende conto della sua nullità e miseria davanti a Dio:“ Allora Giobbe rispose all’Eterno e disse: ecco sono così meschino che cosa ti posso rispondere? Mi metto la mano sulla bocca.Ho parlato una volta, ma non parlerò più:si, due volte,ma non aggiungerò altro.” 40:3 a 5

A quel punto, Giobbe non può fare altro che lodare Dio, riconoscendo la Sua sovranità su ogni cosa..e con la gioia di Dio nel cuore dice:“ Riconosco che tu puoi tutto e che nessun tuo disegno può essere impedito.Chi è colui che offusca il tuo disegno senza intendimento? Per questo ho detto cose che non comprendevo, cose troppo alte per me che non conoscevo. Deh ascolta, e io parlerò;io ti interrogherò e tu mi risponderai.Il mio orecchio aveva sentito parlare di te ma ora l'occhio mio ti vede. Perciò provo disgusto di me stesso e mi pento sulla polvere e sulla cenere.” Giobbe 42:1 a 6

In seguito, dopo che Giobbe pregò per i suoi amici, il Signore gli rese il doppio di tutto ciò che aveva prima. Che il Signore ci aiuti a tacere quando ci chiede di farlo..e a parlare, soltanto quando siamo spinti da Lui!

sabato 10 aprile 2010

una doppia razione d'amore!

“del resto, fortificatevi nel Signore nella forza della sua potenza. Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate star saldi contro le insidie del diavolo: il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti.” Efesi 6:10 a 12





Perché le Chiese si dividono, perché sorgono le liti, le contese i contrasti tra fratelli che fanno parte dello stesso corpo, il corpo di Cristo?

Perché spesso, troppo spesso il combattimento anziché farlo spiritualmente lo facciamo carnalmente, pugnalandoci tra di noi con le parole, senza renderci conto che in questo modo stiamo perdendo e satana ha vinto!

Ecco perché le chiese si dividono, sgretolandosi sino a ridursi in minuscoli pezzettini, sparsi qua e la.. le famiglie si spezzano e il disagio aumenta dentro di noi.

Nel mondo la lotta si fa con la forza, combattendo, contrastando in tutti i modi possibili il potenziale nemico.

Al contrario, per il credente la lotta si fa con la preghiera, avvicinando con una doppia razione d’amore il potenziale “nemico”.

Questo modo particolare di lottare, improntato sull’amore di Cristo e sulla preghiera per il mondo è un'assurdità, una pazzia ed è normale, perché l’uomo che vive carnalmente, non potrà mai capire e ricevere le cose insegnate dallo Spirito.

Soltanto l’uomo spirituale può capire e ricevere (applicandole alla sua vita) le cose insegnate dallo Spirito.. ”adattando parole spirituali a cose spirituali.” 1 Corinzi 2:13

“ or l’uomo naturale non riceve le cose dello Spirito perché gli sono pazzia: e non le può conoscere, perché le si giudicano spiritualmente. Ma l’uomo spirituale giudica ogni cosa, ed egli esteso non è giudicato da alcuno”1 Corinzi 2:14-15

Che il Signore ci aiuti a rispondere sempre, in ogni circostanza con la preghiera e una doppia razione d'amore, del SUO amore!


A Dio tutta la gloria e l'onore!






lunedì 5 aprile 2010

Come granelli di polvere...





Sola su una panchina, tra il verde di un prato in fiore e l’azzurro di un cielo limpido, trasparente..contemplo le tue meraviglie Signore e tutto ciò che appesantiva il mio cuore diventa come minuscoli granelli di polvere, che si dissolvono nel vento della mia malinconia..

domenica 4 aprile 2010

Acqua che disseta


"La donna gli disse: «Signore, dammi di quest'acqua, affinché io non abbia più sete e non venga più fin qui ad attingere». Gesù le disse: «Va' a chiamare tuo marito e vieni qua». (Giovanni 4:15-16)


La sete della donna in questo versetto è riferita ai suoi bisogni profondi, ai bisogni più intimi della sua anima, del suo cuore.. a quel profondo bisogno di affetto e di amore di cui forse, neppure lei ne era a conoscenza.

Sino a quel la donna non comprende.. pensa che Gesù si riferisca semplicemente all'acqua fisica, crede che bevendo semplicemente, gli possa evitare la fatica di andare ogni volta ad attingere l’acqua al pozzo, ma non è affatto così!

Gesù glielo dimostra mettendo completamente a nudo la sua anima e il suo cuore, dicendogli:"và a chiamare tuo marito e vieni qua” (Giovanni 4:414)

In quel momento la donna prende coscienza di tante cose, si rende conto che l’acqua di cui parla Gesù, non è la semplice acqua, ma qualcosa di più profondo.. di più intimo.. un qualcosa che dura per l’eternità.

Gesù riesce a penetrare completamente nel suo cuore.. e quando lei gli dice:

“non ho marito” Gesù gli risponde:“ hai detto bene; perché hai avuto cinque mariti e quello che hai ora, non è tuo marito” (v. 17-18)

Com'era possibile.. come poteva Gesù, conoscere e sapere tutte quelle cose di lei?

Ora la donna comprende!

Gesù stesso è la vera acqua, l'acqua che lei cercava da tempo, la sola acqua che poteva dissetarla.. colmando quel vuoto profondo della sua anima.. si, soltanto Gesù poteva farla sentire amata e protetta.

Al (v. 28 ) vediamo che la donna abbandona la sua secchia..la getta via.. getta via tutto ciò che è inutile.. superfluo, tutto ciò che ha l’apparenza dell’acqua, ma che in realtà è acqua salata.. acqua che non disseta.. più se ne beve più l’arsura e la sete aumentano.. e piena di gioia corre a raccontare a tutti del suo incontro con Gesù.

L’unico che può soddisfare pienamente e completamente la sua sete interiore.. l’unico che non la deluderà.. che non la ferirà.. che non la lascerà mai!

A Dio sia la gloria!