lunedì 26 aprile 2010

La vera saggezza


“ A colui che è afflitto, l’amico dovrebbe mostrare clemenza; ma egli ha abbandonato il timore dell’Onnipotente. Ma i miei fratelli mi hanno deluso come un torrente, come l’acqua dei torrenti che svaniscono.” Giobbe 6:14,15

In alcuni particolari momenti nella nostra vita, anche noi come Giobbe, sentiamo il bisogno di essere capiti e incoraggiati con parole edificanti,ma a volte le parole che ascoltiamo, anziché essere come un balsamo..una rugiada che rigenera e consola il nostro cuore, al contrario sono parole dure, taglienti, parole di giudizio che lacerano ancora di più le nostre ferite, aumentando ulteriormente la nostra sofferenza.

Dimenticando, che la legge di Cristo si adempie, non con la critica e il giudizio pungente; ma portando i pesi gli uni degli altri.“Portate i pesi gli degli altri, e così adempirete la legge di Cristo.”(Galati 6:2)

Se le nostre parole anziché essere costruttive e benefiche, producono negli altri un'effetto negativo, forse dovremmo chiederci da cosa e da chi siamo spinti.Gli amici di Giobbe pensavano di agire come uomini saggi, spirituali, che hanno il senso delle cose di Dio, ma il loro modo di comportarsi dimostrò esattamente il contrario.

Per la loro mancata avvedutezza e il poco discernimento spirituale l’ira dell’Eterno ci accese contro di loro:" l’Eterno disse ad Elifaz di Teman:"la mia ira si è accesa contro te e contro i tuoi amici, perché non avete parlato di me rettamente,come ha fatto il mio servo Giobbe" (Giobbe 42:7)

La maturità e il discernimento spirituale sono cose che non si acquisiscono ne con l’età ne con la teologia e la conoscenza biblica, ma con un reale e profondo rapporto con Dio.Se siamo ripieni della Sua grazia, della Sua bontà, della Sua dolcezza, allora solo allora le nostre parole e i nostri consigli saranno costruttivi e avranno un senso dal punto di vista spirituale.

Andando avanti con la lettura, vediamo che solo Elihu nonostante la sua giovane età, riesce a portare Giobbe ad una seria e profonda riflessione davanti a Dio, ricordandogli:“ anche se tu dici di non vederlo, la tua causa sta davanti a lui; perciò aspettalo..Dio libera gli affitti mediante la loro afflizione e apre i loro occhi mediante la sventura” (Giobbe 35:14;36:15)

Portandolo ad esaltare tutta la bellezza e la grandezza di Dio:“Ecco, Dio è eccelso nella sua potenza;chi può insegnare come lui? Chi mai può imporgli la via da seguire e chi può dirgli:Tu hai fatto male? Ricordati di magnificare le sue opere, che gli uomini hanno cantato” 36:22-23-24

Elihù Spinto da Dio, continua a parlare finché Giobbe non si rende conto della sua nullità e miseria davanti a Dio:“ Allora Giobbe rispose all’Eterno e disse: ecco sono così meschino che cosa ti posso rispondere? Mi metto la mano sulla bocca.Ho parlato una volta, ma non parlerò più:si, due volte,ma non aggiungerò altro.” 40:3 a 5

A quel punto, Giobbe non può fare altro che lodare Dio, riconoscendo la Sua sovranità su ogni cosa..e con la gioia di Dio nel cuore dice:“ Riconosco che tu puoi tutto e che nessun tuo disegno può essere impedito.Chi è colui che offusca il tuo disegno senza intendimento? Per questo ho detto cose che non comprendevo, cose troppo alte per me che non conoscevo. Deh ascolta, e io parlerò;io ti interrogherò e tu mi risponderai.Il mio orecchio aveva sentito parlare di te ma ora l'occhio mio ti vede. Perciò provo disgusto di me stesso e mi pento sulla polvere e sulla cenere.” Giobbe 42:1 a 6

In seguito, dopo che Giobbe pregò per i suoi amici, il Signore gli rese il doppio di tutto ciò che aveva prima. Che il Signore ci aiuti a tacere quando ci chiede di farlo..e a parlare, soltanto quando siamo spinti da Lui!

sabato 10 aprile 2010

una doppia razione d'amore!

“del resto, fortificatevi nel Signore nella forza della sua potenza. Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate star saldi contro le insidie del diavolo: il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti.” Efesi 6:10 a 12





Perché le Chiese si dividono, perché sorgono le liti, le contese i contrasti tra fratelli che fanno parte dello stesso corpo, il corpo di Cristo?

Perché spesso, troppo spesso il combattimento anziché farlo spiritualmente lo facciamo carnalmente, pugnalandoci tra di noi con le parole, senza renderci conto che in questo modo stiamo perdendo e satana ha vinto!

Ecco perché le chiese si dividono, sgretolandosi sino a ridursi in minuscoli pezzettini, sparsi qua e la.. le famiglie si spezzano e il disagio aumenta dentro di noi.

Nel mondo la lotta si fa con la forza, combattendo, contrastando in tutti i modi possibili il potenziale nemico.

Al contrario, per il credente la lotta si fa con la preghiera, avvicinando con una doppia razione d’amore il potenziale “nemico”.

Questo modo particolare di lottare, improntato sull’amore di Cristo e sulla preghiera per il mondo è un'assurdità, una pazzia ed è normale, perché l’uomo che vive carnalmente, non potrà mai capire e ricevere le cose insegnate dallo Spirito.

Soltanto l’uomo spirituale può capire e ricevere (applicandole alla sua vita) le cose insegnate dallo Spirito.. ”adattando parole spirituali a cose spirituali.” 1 Corinzi 2:13

“ or l’uomo naturale non riceve le cose dello Spirito perché gli sono pazzia: e non le può conoscere, perché le si giudicano spiritualmente. Ma l’uomo spirituale giudica ogni cosa, ed egli esteso non è giudicato da alcuno”1 Corinzi 2:14-15

Che il Signore ci aiuti a rispondere sempre, in ogni circostanza con la preghiera e una doppia razione d'amore, del SUO amore!


A Dio tutta la gloria e l'onore!






lunedì 5 aprile 2010

Come granelli di polvere...





Sola su una panchina, tra il verde di un prato in fiore e l’azzurro di un cielo limpido, trasparente..contemplo le tue meraviglie Signore e tutto ciò che appesantiva il mio cuore diventa come minuscoli granelli di polvere, che si dissolvono nel vento della mia malinconia..

domenica 4 aprile 2010

Acqua che disseta


"La donna gli disse: «Signore, dammi di quest'acqua, affinché io non abbia più sete e non venga più fin qui ad attingere». Gesù le disse: «Va' a chiamare tuo marito e vieni qua». (Giovanni 4:15-16)


La sete della donna in questo versetto è riferita ai suoi bisogni profondi, ai bisogni più intimi della sua anima, del suo cuore.. a quel profondo bisogno di affetto e di amore di cui forse, neppure lei ne era a conoscenza.

Sino a quel la donna non comprende.. pensa che Gesù si riferisca semplicemente all'acqua fisica, crede che bevendo semplicemente, gli possa evitare la fatica di andare ogni volta ad attingere l’acqua al pozzo, ma non è affatto così!

Gesù glielo dimostra mettendo completamente a nudo la sua anima e il suo cuore, dicendogli:"và a chiamare tuo marito e vieni qua” (Giovanni 4:414)

In quel momento la donna prende coscienza di tante cose, si rende conto che l’acqua di cui parla Gesù, non è la semplice acqua, ma qualcosa di più profondo.. di più intimo.. un qualcosa che dura per l’eternità.

Gesù riesce a penetrare completamente nel suo cuore.. e quando lei gli dice:

“non ho marito” Gesù gli risponde:“ hai detto bene; perché hai avuto cinque mariti e quello che hai ora, non è tuo marito” (v. 17-18)

Com'era possibile.. come poteva Gesù, conoscere e sapere tutte quelle cose di lei?

Ora la donna comprende!

Gesù stesso è la vera acqua, l'acqua che lei cercava da tempo, la sola acqua che poteva dissetarla.. colmando quel vuoto profondo della sua anima.. si, soltanto Gesù poteva farla sentire amata e protetta.

Al (v. 28 ) vediamo che la donna abbandona la sua secchia..la getta via.. getta via tutto ciò che è inutile.. superfluo, tutto ciò che ha l’apparenza dell’acqua, ma che in realtà è acqua salata.. acqua che non disseta.. più se ne beve più l’arsura e la sete aumentano.. e piena di gioia corre a raccontare a tutti del suo incontro con Gesù.

L’unico che può soddisfare pienamente e completamente la sua sete interiore.. l’unico che non la deluderà.. che non la ferirà.. che non la lascerà mai!

A Dio sia la gloria!

Egli aprì la roccia e ne scaturirono acque..




Proviamo ad immaginare un deserto, una distesa infinita di sabbia dove si incontrano soltanto rocce, dove non c’è alcuna forma di vita perché il sole brucia ogni cosa; siamo stanchi accaldati, al limite delle forze..quando improvvisamente accade qualcosa di incredibile, qualcosa che la nostra mente rifiuta di credere, da una roccia vediamo uscire dell’acqua..pensiamo ad un miraggio..ma l’acqua è vera.. continua a scorrere è limpida fresca, ci disseta e ci rigenera il cuore.

Piano piano riacquistiamo le forze, le cose attorno a noi cambiano, il terreno che prima era arido ora è fertile, qua e la crescono fiori di diversi colori, spuntano piantine che poi diventano alberi da frutta e maestose querce che fanno ombra..è tutto è vero è reale..prima attorno a noi c’era aridità e morte ed ora, c’è esuberanza di vita.

La stessa trasformazione,la stessa forma di vita deve esserci in noi dal punto di vista cristiano.Nel momento in cui siamo stati trasformati e toccati dall’ amore infinito di Dio,tutto attorno a noi deve cambiare,proprio come un fiume il Suo amore deve scaturire e traboccare dal nostro cuore,inondando gli altri del Suo amore, non in base al sentimento del momento o alle circostanze, ma con continuità..è naturale è inevitabile,non può essere diversamente.

Come è impossibile non vedere lo scorrere di un fiume in un arido deserto con i benefici che esso produce,altrettanto impossibile sarà per noi non amare gli altri della dolcezza di Dio,producendo i frutti del Suo amore.Se questa continua affluenza continua di amore e di dolcezza, non si trova in noi,dobbiamo chiederci se c’è stato davvero un reale e profondo incontro con Dio.

Che il Signore possa colmare la vostra vita delle Sue benedizioni.