giovedì 24 novembre 2016

Un'altro aspetto dell’Amore

“Figlio mio, non disprezzare la disciplina del Signore, e non ti perdere d'animo quando sei da lui ripreso; perché il Signore corregge quelli che egli ama, e punisce tutti coloro che riconosce come figli”. (Ebrei 12: 4 a 6)




Molto spesso ( forse per comodità) tendiamo ad evidenziare l’amore di Dio, dimenticando che il Suo amore, va di pari passo con la correzione e la disciplina.

Il vero amore ( per amore) corregge e riprende, se non riprende e non corregge i nostri errori, non è vero amore!

Se il padre, o la madre appoggiano e difendono i figli nelle loro scelte sbagliate, pensando di fare loro del bene, commettono un grave errore e più avanti sicuramente, vedranno i frutti del loro amore sbagliato.

Certamente, la correzione e il castigo, sul momento fanno male (a volte moto male) ma in seguito, ci saranno frutti di benedizione!  
(Ebrei 12:11)
Quando un bambino gioca con una scatola di fiammiferi o altre cose molto pericolose, come genitori non possiamo lasciarlo fare perché ne va di mezzo la sua vita!

Certamente, quando gli verranno tolti di mano quei giochi pericolosi, loro non capirono e  piangendo si chiederanno perché ne sono stati privati, per loro era  un bellissimo gioco…

Ma noi come genitori, sappiamo di avere fatto al scelta giusta per loro, salvandoli da un potenziale pericolo (anche mortale)

La stessa cosa fa il Signore con noi, molte volte ci toglie la cosa più bella ai nostri occhi, perché sa che quella cosa potrebbe essere molto pericolosa per noi in futuro!

Anche noi come quei bambini che sul momento non capivano perché gli erano state tolte le cose “belle “con cui giocavano ( ma in seguito capiranno)  in seguito capiremo il perché di quella privazione e anche se non dovessimo capire, noi ci fidiamo del nostro Padre celeste!

Perché Dio sa sempre cos'è il meglio per me, per te!

“Poiché io conosco i pensieri che ho per voi», dice l'Eterno, «pensieri di pace e non di male, per darvi un futuro e una speranza.” Geremia 29:11

Miei cari,

è estremamente importante ricordarci gli uni con gli altri, questa preziosa verità, perché il nostro Dio è un Dio di ordine e di verità che ama la disciplina, e l’ubbidienza da parte nostra.

In 1 Samuele 15:22 è scritto: "Ecco, l'ubbidienza è migliore del sacrificio, e ascoltare attentamente è meglio del grasso dei montoni.”



A Dio sia la gloria!


















mercoledì 23 novembre 2016

Come un fuoco ardente

Se dico: "io non lo menzionerò più, non parlerò più nel suo nome" c'è nel mio cuore come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzo di contenerlo, ma non posso." (Geremia 20:9)



A causa del ruolo affidatogli da Dio, Geremia veniva spesso schernito, percosso, umiliato pubblicamente, e messo in prigione. 


Per questo motivo, con sentimenti che oscillavano spesso tra la lode e lo sconforto, Geremia si lamenta davanti a Dio. 

E in un momento di profonda depressione dice: “... io non lo menzionerò più, non parlerò più nel suo nome...” ma allo stesso tempo il fuoco ardente, consumate, della passione, del desiderio di Dio nella sua vita, gli impediva di tacere. 

Quando il desidero di Dio pervade totalmente la nostra vita, occupando la nostra mente e il nostro cuore, come possiamo non essere consacrati e dedicati a Lui completamente?

A volte, siamo disposti a sacrificare la nostra vita per una causa, un’ideale politico...siamo disposti a sacrificare noi stessi, il nostro piacere i nostri desideri, per rendere felice la persona che amiamo, ma non lo siamo altrettanto per il Signore.


Si, per Colui che ci ha amati così tanto da donare la sua stessa vita per noi, molto spesso non riusciamo, Non vogliamo rinunciare a nulla! 

Senza renderci conto che tutto ciò che abbiamo è Suo, gli affetti più cari, la famiglia, il lavoro la casa, la nostra stessa vita è sua perché Dio ce l’ ha donata. 

Davanti a questa completa donazione d’amore, che comprende la Sua stessa vita, quale dovrebbe essere la nostra risposta, il nostro unico desiderio, se non quello di santificare e consacrare, la nostra vita interamente a Lui! 

In (Romani 12:1-2) è scritto.

“Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà.” 

Mie cari,
in quale modo possiamo offrire il nostro corpo, come un sacrificio vivente, santo e gradito a Dio?

Confessando i nostri peccati, separandoci dal mondo e dalla sua concupiscenza rinunciando ai nostri desideri e alle nostre ambizioni umane, consacrando, dedicando la nostra vita a Lui. 

In (Galati 6:16-17) è scritto: "Io dico: camminate secondo lo Spirito e non adempirete affatto i desideri della carne. Perché la carne ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; sono cose opposte tra di loro; in modo che non potete fare quello che vorreste."

Se desideriamo conoscere la volontà di Dio ed essere in perfetta sintonia con Lui, dobbiamo consacrare la nostra vita a Lui, rinnovando e trasformando ogni giorno i nostri pensieri e il nostro comportamento, in ogni aspetto della nostra vita. 

Partendo dall'interno, dal profondo della nostra anima e del nostro cuore, soltanto a questa condizione Egli potrà servirsi di noi e rivelarsi a noi, completamente. 

Se la nostra vita non corrisponde e non rispecchia questo desiderio profondo di consacrazione, di rinnovamento e di trasformazione interiore, Egli non solo non potrà rivelarsi a noi, ma non potrà neppure ascoltare le nostre preghiere. 

In (Isaia 59:2) è scritto:“... le vostre iniquità vi hanno separato dal vostro Dio; i vostri peccati gli hanno fatto nascondere la faccia da voi, per non darvi più ascolto” 

A Dio tutta  la gloria!

domenica 20 novembre 2016

Il giardino di Tabi (una fiaba a lieto fine)






Quand'ero piccola, mio nonno mi raccontava sempre delle bellissime fiabe, ed una sera d’inverno, mentre eravamo seduti attorno al fuoco, ricordo una fiaba che iniziava così:

C’era una volta, tanti, tanti anni fa una piccola rondine di nome Tabi che abitava in un bellissimo giardino con tanti alberi e fiori profumati, e in mezzo a quel giardino c’era anche un grande lago con dei bellissimi cigni.

A Tabi il Signore aveva donato davvero un bel giardino.

Ma la rondine per uno strano motivo, che nessuno è mai riuscito a comprendere, invece di volare nel giardino si rinchiuse in una gabbia dorata.

A volte Tabi, da dentro la sua gabbia osservava con un velo di tristezza le altre rondini che volavano via, anche a tabi, era venuto il desiderio di uscire fuori dalla gabbia e volare via assieme alle altre rondini ma appena si avvicinava al piccolo uscio della sua gabbia dorata, la paura di volare, gli impediva di uscire.

Gli anni passavano e Tabi diventava sempre più triste, nel suo cuore c’era come un vuoto, una profonda malinconia...una struggente nostalgia...che la faceva soffrire.

Ma quando ormai, aveva perso ogni speranza di volare, ecco che all'improvviso, avverti dentro il cuore come un dolore acuto profondo...un dolore che quasi le toglieva il respiro, poi una dolcissima voce che diceva: “ Tabi, tu sei preziosa ai miei occhi e onorata ed io ti amo ...non temere piccola mia perché io sono con te...ricordati, nell'amore non c’è paura...anzi, l’amore perfetto caccia via la paura...”

Tabi non riusciva a capire il significato di quelle frasi e neppure di chi fosse quella voce, ma improvvisamente il dubbio scomparve.

Si, quella voce così dolce, così colma d’amore, era la voce di Gesù!

Improvvisamente, una gran pace entro dentro il suo piccolo cuore, accompagnata da una forza che non era la sua.

Subito, si senti libera di volare, con po’ di timore apri con il becco la porticina della sua gabbia dorata, ed inizio a volare, alzandosi prima un poco da terra, poi più in alto...sempre più in alto, sembrava che il cuore le scoppiava, dalla felicita.

Era così felice, che non riusciva a smettere di volare.

Dopo alcuni giorni, stanca ormai di volare decise di riposarsi un po’ sul tetto di una vecchia capanna, e da lontano vide arrivare altre rondini, inizialmente due poi tre, poi se ne aggiungevano altre e altre ancora, era la prima volta che Tabi vedeva da vicino così tante rondini.

Le aveva viste volare nel suo giardino, quando alzandosi in volo sfioravano la sua gabbia dorata, ma ora erano li, vicino a lei, era piacevole parlare con loro, parlavano dell’ amore di Gesù, dello stesso Gesù che aveva parlato a Tabi e che l’aveva resa libera di volare!

Le rondini parlavano di cose edificati, di cose nuove, cose che Tabi non conosceva ancora, ma che gli davano gioia.

Era talmente felice, che decise di restare con le rondini ancora per un pò, le ore i giorni e i mesi passavano così velocemente, che quasi Tabi non si accorgeva del tempo che passava, dentro di se pensava di sognare, e diceva alle rondini:“ se questo è un sogno, vi prego amiche mie, non svegliatemi più...”


A volte, pensava agli anni sprecati dentro quella gabbia dorata, ma ormai, era inutile pensarci faceva parte del passato e il passato non si poteva riprendere.

Tabi, voleva gustare attimo per attimo, la felicità di quel momento, non voleva perdere un solo istante della compagnia delle sue amate rondini, continuava a parlare e a volare con loro, che bella quella loro amicizia, tramite la stessa fede in Gesù, erano diventate sorelle .

Le rondini si vedevano puntualmente ogni giorno sopra il tetto della vecchia capanna dove si erano incontrate per la prima volta, chi arrivava per prima aspettava le altre e quando tutte erano presenti, si alzavano in volo, era meraviglioso vederle alzarsi in volo tutte assieme, in’ un unico cinguettio, un unico battito d’ali.

Come ogni giorno, Tabi si mise ad aspettare le rondini, ma dopo ore di attesa le rondini non arrivarono.

Passavano i giorni e tabi continuava a fissare l’orizzonte, quando ecco che da lontano, intravvide le sue amate rondini, subito, gli volò incontro con le lacrime agli occhi per la felicità di averle ritrovate, ma le rondini per uno strano motivo, non la riconoscevano più, lei continuava a volarle vicino, dimostrandole l’affetto di prima, ma qualcosa era cambiato.

Tabi, non riusciva a capire, non si dava pace, senza le amate rondini, il giardino che prima era allegria e gioia, ora era diventato silenzioso e triste, dalle rondini Tabi, si sentiva amata ed ora non c’erano più…

Era rimasta nuovamente sola.

Non le restava che una cosa da fare, tornare nella sua gabbia dorata.

Ma mentre si avviava tristemente, verso la gabbia dorata, ecco che Tabi risente ancora quella voce che con la stessa dolcezza ripete: “non temere...ricorda, nell'amore non c’è paura... anzi, l’amore perfetto caccia via la pura… Lo so, le rondini sono volate via ...ma io, sono sempre qui ancora accanto a te...non sempre le cose si possono capire…a volte, vanno solo accettate… ”

Come la prima volta, quella voce scivolò ancora delicatamente dentro il piccolo cuore di Tabi, facendole realizzare e comprendere il vero significato di amore e libertà.

Oggi, ripensando alla storia che mi raccontava mio nonno, ne comprendo meglio il significato spirituale.

Nella vita cristiana può accadere che i nostri fratelli e le nostre sorelle in Cristo ci deludano, ma Gesù Cristo ci ama talmente tanto che non ci deluderà mai!


Perché l'amore di Dio è perfetto!

Se la Chiesa ci delude, anche noi possiamo deludere.

Ma questo non deve in alcun modo isolarci dagli altri.

Dio ha creato l’uomo come un “essere sociale” e desidera che il cristiano viva nella comunità dei credenti.

Miei cari,
le delusioni che possiamo incontrare nella nostra vita, non devono isolarci, al contrario, devono infondere in noi maggior forza e convinzione, che nulla potrà mai distruggere la bellezza e la gioia della comunione fraterna, perché Dio stesso protegge i Suoi figli e la Sua chiesa!

venerdì 18 novembre 2016

Una crescita meravigliosa!

Bisogna che egli cresca e che io di diminuisca...” (Giovanni 3: 30)



Crescere significa; vivere, aumentare, progredire e svilupparsi nel corso degli anni, in ogni aspetto della nostra vita, ed è l’esatto contrario del diminuire.

Per poter sviluppare e illuminare ogni aspetto, della nostra vita rendendo visibili in noi i frutti dello Spirito descritti in (Galati 5:22) la nostra natura umana deve diminuire ogni giorno di più..sino al punto di morire, completamente.

Quando abbiamo accettato Gesù nel nostro cuore, Egli è diventato il padrone assoluto della nostra vita e da quel momento in poi, lo Spirito Santo che ci è stato dato dal Padre nel nome di Gesù (Giovanni 14: 26 ) deve avere la possibilità di crescere e svilupparsi in noi, in modo costante e continuo, dirigendo i nostri pensieri, le nostre emozioni, le nostre fragilità e la nostra sensibilità, come meglio desidera e noi, dobbiamo lasciarlo libero di agire senza alcuna costrizione.

Tutto ciò che ci caratterizza come persona, deve essere usato con il solo ed unico scopo di glorificare Dio nella nostra vita.

Ma come ripeto, lo Spirito Santo può agire e crescere liberamente in noi, soltanto se la nostra carne diminuisce e muore.

In Giovanni (7: 38) è scritto: “ chi crede in me fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno...”

Questi fiumi, devono avere la possibilità di scorrere e fluire da noi in continuazione superando tutte le barrire, riempendo gli spazi vuoti e aridi del nostro orgoglio, della nostra gelosia, della nostra apatia e del nostro risentimento, diventando canali di benedizioni per gli altri!

Che il Signore ci aiuti a diminuire sempre di più, sino a far morire completamente il nostro vecchio uomo..." e a  rivestire l'uomo nuovo, che è creato a immagine di Dio nella giustizia e santità  ce procedono dalla verità.” (Efesi 4:24)

A Dio sia la gloria!





Un'Amore intenso

“Sopratutto abbiate amore intenso gli uni per gli altri” 1 Pietro  4: 8



E’ davvero incredibile, come ogni volta nella scrittura troviamo sempre qualcosa di nuovo, di fresco; proprio come un fiume, la parola di Dio scorre in continuazione nella nostra vita. 

Mentre leggevo, il mio sguardo si è fermato su questo versetto e mi hanno colpito queste due frasi “soprattutto” e “intenso” frasi che ho letto innumerevoli volte, ma che oggi ho visto sotto una luce diversa.

Soprattutto; significa prima e più di qualsiasi altra cosa… anche prima delle nostre polemiche delle nostre prevenzioni dei nostri pregiudizi o posizioni “dottrinali” si, prima di tutte queste cose e altre ancora, dobbiamo amarci intensamente gli uni con gli altri. Non un’ amore di circostanza, un amore superficiale, tanto per far vedere che siamo buoni no, un’ amore vero, intenso, sentito, profondo, sincero, che va al di la di ciò che appare .

Intensamente; significa amare con efficacia, con forza ed energia, sino al punto da produrre sugli altri la stessa efficacia,forza ed energia. In un certo senso,il nostro modo di amare dovrebbe essere così intenso e profondo da diventare contagioso per chi ci sta vicino… ed è solo su questa base concreta dell’amore di Dio, che possiamo partire per costruire qualcosa di solido, di duraturo e concreto che rimanga nel tempo. Da questo, tutti conosceranno che siamo suoi discepoli:

“...se avrete amore gli uni per gli altri” Giovanni 13:35

Perché l’amore abbia davvero un senso, si deve vedere, si deve sentire, si deve toccare, deve costare… l’amore è la base di ogni cosa, tutto è nato da un’ atto d’amore… se noi abbiamo la vita, la vita eterna è perché Gesù ci ha amati a tal punto da donare la sua stessa vita per noi, che non meritavamo nulla.

Questo è sicuramente l’esempio di un amore vero,sentito, vissuto e sofferto.

In Giovanni 13: 34 è scritto: “ Io vi do un nuovo comandamento: che via amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amato, anche voi amatevi gli uni gli altri” 


Tutti i comandamenti si possono riassumere in questa parola… “ama il tuo prossimo come te stesso… l’amore quindi è l’adempimento della legge ..” Romani 13: 9-10.

Dio ci benedica!






giovedì 17 novembre 2016

Allora Dio le aperse gli occhi...

“Allora DIO le aperse gli occhi ed ella vide un pozzo d'acqua; così andò a riempire d'acqua l'otre e diede da bere al ragazzo...”Genesi 21:19


Quando Dio apre i nostri  occhi le cose non restano mai come prima… la disperazione lascia finalmente  posto alla speranza e alla gioia!

Se  a sino a quel momento  eravamo persi nell'aridità dei nostri sentimenti... nella disperazione più cupa della nostra anima, da  quel momento  in poi potremo finalmente  vedere e gustare tutta la bellezza, la potenza e la gloria di Dio.


L’acqua di quel  pozzo  che prima non era visibile ai nostri occhi ora lo la vediamo fluire e scorrere  abbondantemente nella nostra vita, e  attraverso di noi anche altri potranno bere l’acqua fresca e preziosa  della parola di Dio. 

Quel terreno che prima era arido e sabbioso...adesso è diventato fertile... pieno di erbetta tenera... di fiori e frutti profumati... i fiori e i frutti dello Spirito Santo, che  quando entrano nella nostra vita  non ci lasciano mai, come eravamo prima!

Dio ci benedica!

domenica 13 novembre 2016

La sensibilità nelle mani di Dio

Poiché sei tu che hai formato le mie reni, che mi hai intessuto nel seno di mia madre, io ti celebrerò perché sono stato fatto in modo meraviglioso, stupendo, meravigliose sono le tue opere e l’anima mia lo sa molto bene...” Salmo (139:13- 14)





Ognuno di noi è stato creato in modo diverso, con una propria identità e una propria individualità che lo fa essere speciale ed unico, agli occhi di Dio.


Ma purtroppo, dal punto di vista umano non siamo altrettanto speciali gli uni per gli altri, al contrario, quando incontriamo una persona che non corrisponde alle nostre caratteristiche, al nostro modo di vedere e di pensare rimaniamo confusi, disorientati portati di conseguenza, ad emarginare e ad allontanare la persona “strana” particolare, con un modo così diverso da noi di vedere, di pensare e di sentire le cose, senza renderci conto che il nostro comportamento crea sofferenza e disagio in quella persona.


Come credenti, avendo una nuova natura in Cristo (2 Corinzi 5: 17) dovremmo avere anche una sensibilità rinnovata, più forte e più matura, nel capire e nel valutare le necessità degli altri, invece il più delle volte non solo non capiamo ma non rispettiamo neppure minimamente, l’individualità e la sensibilità delle persone che ci stanno accanto.


Spesso vediamo la sofferenza e il disagio “degli altri” con troppa superficialità, minimizzando e semplificando tutto ciò che non ci riguarda personalmente, e la totale mancanza di delicatezza che spesso manifestiamo gli uni con gli altri è qualcosa, che davvero a volte mi spaventa.


La sensibilità non può essere generalizzata, ma deve essere personalizzata in base alla nostra sensibilità individuale.


Infatti, non tutti dal punto di vista fisico sopportiamo il dolore allo stesso modo, c’è chi va a lavorare con la febbre a 38 c’è chi invece si sente completamente distrutto, quando il termometro tocca appena i 37 gradi, c’è chi sviene alla vista del sangue c’è chi mantiene un controllo freddo e distaccato davanti alle situazioni più gravi.


Dal punto di vista emotivo accade un pò la stessa cosa, e proprio per questo, chi è più sensibile è più esposto al dolore.


Dolore significa: “sensazione spiacevole per effetto di un male corporeo, ma anche sentimento di profonda infelicità, dovuto all’ insoddisfazione di bisogni personali; afflizione e costernazione.”


Sentimenti che tutti (essendo esseri umani) proviamo più o più o meno intensamente nel corso della nostra vita.


Ma molto spesso, non abbiamo il coraggio di ammetterlo perché siamo troppo impegnati a difendere, ciò che “gli altri devono vedere” e ciò che gli altri riescono a vedere è quasi sempre il contrario di ciò che realmente siamo.


Con accuratezza cerchiamo di coprire le nostre fragilità e la nostra vulnerabilità, dimenticando che la fragilità e la debolezza fanno parte dell’essere umano, e se usate nel giusto modo possono diventare una ricchezza reciproca.


E’ proprio nella nostra debolezza e nella nostra fragilità che si manifesta la potenza di Dio.


Paolo dice: “... perciò, molto volentieri mi glorierò piuttosto delle mie debolezze, onde la potenza di Cristo riposi su di me ... perché quando io sono debole, allora sono forte”. (2 Corinzi 12:9-10)


L’importante è riconoscere sinceramente i nostri limiti, davanti a Dio senza cercare di mettere una maschera, perché le maschere non migliorano il problema, ma lo aggravano.


Mascherare i nostri sentimenti, le nostre fragilità e le nostre paure può farci diventare forse, migliori agli occhi dell’uomo, ma certamente non ci rende migliori davanti a Dio.


E’ chiaro, quindi che la sofferenza che procura dolore può essere non solo fisica, ma anche emotiva e non tutti come ripeto, soffriamo con la stessa intensità, con la stessa partecipazione verso le situazioni o i problemi di cui veniamo a conoscenza.


Spesso, quando ci troviamo a dover affrontare questo tipo di sofferenza, particolare siamo impreparati, e davanti ad una persona che soffre emotivamente, di disagi, conflitti interiori, morali, spirituali o sta attraversando un periodo a volte motivato, a volte immotivato di depressione, che significa semplicemente (vivere uno stato d’animo di avvilimento, di tristezza, di abbattimento e demoralizzazione) tendiamo a semplificare e a minimizzare ogni cosa e con crudele superficialità a volte diciamo...“ pensa a quelle persone, loro si che soffrono davvero, non tu”.


Pensando a torto che la sofferenza reale sia soltanto fisica.


Ovviamente, il dolore rimane dolore ma è sempre e comunque strettamente legato alla sopportazione individuale di ognuno di noi, nonché alla nostra sensibilità.


Certamente, ci sono e ci saranno sempre persone che soffrono più di noi, ma nel momento della “nostra” sofferenza tutti noi soffriamo e anche la nostra sofferenza, come quella degli altri va rispettata.


Non di rado purtroppo, ci sono credenti che sempre per un difetto di interpretazione della vita cristiana pensano che chi soffre di questo tipo di problemi non ha un buon rapporto con Dio, ma Non sempre è così.


Si può essere lontanissimi da Dio senza soffrire minimamente di questi problemi, ed essere invece in uno stretto rapporto con Dio pur soffrendone.


Molto spesso, dimentichiamo che a volte è proprio la sofferenza che ci avvicina di più a Dio.


Nella scrittura ci sono tantissimi esempi di uomini che amavano sinceramente il Signore, ma soffrivano ugualmente di questa sofferenza interiore profonda.


Mi limiterò a portare soltanto pochi esempi.


Cominciando dai salmi, vediamo Davide “un’uomo secondo il cuore di Dio” che descrive la propria sofferenza interiore in modo così intenso, profondo e vissuto che deve far riflettere chi è scettico ed insensibile, pronto a sentenziare, emettendo giudizi il più delle volte errati.


Nel (Salmo 102: 4 e 9) Davide si esprime in questo modo: “colpito è il mio cuore come l’erba è seccato; perché ho dimenticato perfino di mangiare il mio pane ... poiché io mangio cenere come fosse pane, e mescolo con lacrime la mia bevanda...”


Ancora nel (Salmo 6: 3 - 6 – 7) Davide dice: “l’anima mia è tutta tremante...io sono esausto a forza di gemere; allago di pianto il mio letto e bagno delle mie lacrime il mio giaciglio, l’occhio mio si consuma dal dolore e invecchia ...”


Nel salmo 77: 3 - 4 - 5 Asaf si esprime così: “...io mi ricordo di Dio e gemo; medito e il mio spirito è abbattuto, tu tieni desti gli occhi miei, sono turbato e non posso parlare ...ripenso ai giorni antichi agli anni da lungo passati...”


Ed Elia, che nonostante la sua fede, (Giacomo 5:17-18) e nonostante la vittoria sui profeti di Baal (1 Re 18: 40) è preso da un forte scoraggiamento, e la paura prende il sopravvento.


In (1 Re 19: 4) vediamo che Elia “… si inoltrò nel deserto, una giornata di cammino e andò a sedersi sotto una ginestra...ed espresse il desiderio di morire: “dicendo basta! Prendi ora o Eterno, l’anima mia, poiché io non valgo meglio dei miei padri...”

Anche se apparentemente, potrebbe sembrare che Elia non dovesse avere alcuna motivazione per cadere in una forma di depressione così profonda; per lui non era così.


Bastarono le minacce di Izebel (1 Re 19: 2) per farlo cadere in un’ abbattimento e in uno scoraggiamento così profondo, da desiderare la morte.


Un’ altro esempio di sofferenza interiore è Anna, la quale nell'amarezza della sua anima  pregò l’Eterno piangendo dirottamente:"  io sono una donna tribolata nello spirito e non ho bevuto ne vino ne bevanda alcolica ,ma stavo spandendo la mia anima dinanzi all'Eterno...l’eccesso della mia tristezza mi ha fatto parlare fino adesso ... ” (1 Samuele 1:10 -15- 16)


Anna era una donna sterile e viveva la sua sterilità con una sofferenza intensa, profonda (era la sua sofferenza) non tutte le donne vivevano e vivono la loro sterilità allo stesso modo di Anna, c’è chi l’accetta in modo diverso, quasi con serenità.


Ma per Anna non era così.


Neppure le parole affettuose del marito Elkana, che cercava di rassicurarla dicendogli: “Anna, perché piangi, perché non mangi, perché è triste il cuore tuo? non ti valgo io più di dieci figlioli...? (1 Re1: 8) riescono ad attenuare il dolore di Anna.


E’ bellissimo però, vedere le stesse persone che si lamentano, soffrono e vivono le cose in modo cosi intenso, particolare (come capita a chi è più sensibile) amare sinceramente il Signore e innalzare a Dio inni di ringraziamento di lode e di riconoscenza.


Non è un caso, che nella scrittura troviamo questi canti di lode, dopo un travaglio e una sofferenza interiore profonda.


Come ripeto, la sofferenza, sia dal punto di vista fisico, emotivo o spirituale è un qualcosa di soggettivo, di personale ed aumenta in base alla nostra sensibilità.


Più siamo sensibili più saremmo predisposti alla sofferenza perché ogni piccola cosa di cui veniamo a conoscenza, che riguarda noi o gli altri ci farà soffrire, maggiormente.


Essere sensibili significa, sentire in modo particolarmente intenso determinate situazioni emotive, ambientali ecc. e avere allo stesso tempo una predisposizione particolare a sentire vivamente le emozioni, i sentimenti e gli affetti.

“Dal vocabolario” sensibile; è detto anche strumento di misura che avverte fortemente le vibrazioni (in psicologia si chiama anche empatia)


In un certo senso la persona sensibile avverte cose che normalmente gli altri non avvertono e sente cose che gli altri non sentono.


Al contrario, la persona superficiale come dice la parola stessa, sente, vede e vive le cose in superficie, non approfondisce, non analizza, non si pone troppi interrogativi, ma si ferma (il più delle volte per comodità) davanti all'esteriorità delle cose.


E come lo “strumento” citato sopra, essendo in questo caso uno strumento insensibile, non potrà avvertire le forti vibrazioni, e per questo motivo sarà meno esposto alla sofferenza.


Chi è sensibile, Non può essere superficiale, al contrario sarà estremamente introspettivo, tenderà ad approfondire e ad esaminare attentamente ogni cosa, cercando di capire profondamente se stesso e gli altri immedesimandosi, facendo proprio il problema e il dolore degli altri, soffrendo a sua volta, dello stesso dolore.


Immedesimarsi o immedesimazione significa: fare una cosa di due o più cose distinte, farsi una sola cosa o persona con un’altra.


Ma dobbiamo fare attenzione perché esiste una sensibilità e di conseguenza una sofferenza, positiva e una sensibilità e una sofferenza, negativa.


Se per esempio io sono sensibile alla mia natura umana, carnale questo sarà ovviamente negativo e pericoloso per me stessa come credente, e per le persone che mi stanno accanto e certamente non potrò essere di aiuto a nessuno, anzi potrò fare a loro soltanto del male.


Inoltre, dobbiamo fare molta attenzione a non confondere la fragilità con la sensibilità.


Molto spesso fragilità diventa sinonimo di sensibilità, ma non è affatto così.


La differenza è sottile ma sostanziale, infatti; fragile è un qualcosa che si rompe facilmente, un pacco che contiene oggetti fragili può rompersi facilmente, ma non è detto che in questo pacco ci sia un contenuto prezioso, anche una zucca vuota se cade a terra si rompe ... ma è vuota, priva di contenuto.


Fragile è detto anche di persona debole, di scarsa consistenza e di valori morali, facile nel cadere ai vizi e alla tentazione.


Quindi è evidente che si può essere fragili e sensibili, ma si può anche essere fragili ed estremamente insensibili, vuoti ed egoisti allo stesso tempo.


La sensibilità, per quanto riguarda la predisposizione nell'aiutare e nel partecipare alla sofferenza degli altri ha sicuramente un’ aspetto positivo notevole, e se usata nel modo voluto da Dio può diventare una benedizione per noi stessi e per gli altri. 


In 2 Proverbi 21: 1 è scritto: “ il cuore del re, nella mano dell’Eterno è come un corso d’acqua, Egli lo volge dovunque gli piace


Ma questo cuore (come dice questo stupendo versetto) deve essere mobile nelle mani di Dio in ogni circostanza, lasciandosi guidare soltanto dalla Sua mano!


Si, se vogliamo essere utili nelle mani di Dio, dobbiamo lasciarci guidare e dirigere proprio come un corso d’acqua che inonda e penetra ogni cosa, riempendo spazi vuoti e aridi, il Signore deve poter dirigere i nostri pensieri, le nostre emozioni, le nostre fragilità e la nostra sensibilità, come meglio desidera e noi, proprio come l’acqua dobbiamo seguirlo con la stessa fluidità e la stessa continuità.


Perché la nostra sensibilità individuale, come tutto ciò che ci caratterizza ( come individui) per essere qualcosa di benefico, deve essere usata con il solo ed unico scopo di glorificare Dio, soltanto in questo modo potrà essere totalmente e meravigliosamente produttiva, al contrario rimarrà soltanto un bel gesto, ma completamente vuoto...fine a se stesso!


La sensibilità che viene da Dio, non si ferma, non cambia in base alle circostanze e alle situazioni, non ragiona sui pro e sui contro, ma si dirige verso il cuore degli altri donando, anche se questo a volte può costare... perché la sensibilità è molto simile all’ amore...dona senza chiedere nulla.
( 1 Corinzi 13) 


Non dimentichiamo però, che il cuore dell’uomo, senza Dio, per quanto sensibile e altruista possa essere “è sempre ingannevole ed insanabilmente malvagio” (Geremia 17: 9)


Per questo è importante esaminare noi stessi profondamente per capire, la vera motivazione del nostro “altruismo” (se di altruismo si tratta) e vedere se nel nostro dare, c’è il desiderio nascosto di ricevere di più!


Ricordando sempre, che ogni cosa buona che noi possiamo fare, non viene da noi ma da Dio!


Che il Signore ci aiuti ad essere davvero, dei corsi d’acqua che si dirigono verso il cuore degli altri, senza calcoli ed interessi personali, ricordando che questi corsi d’acqua potranno affluire bene soltanto, se noi rimaniamo strettamente uniti alla Sorgente!